mercoledì, settembre 13

 

Jamie Lewis, l'evoluzione dell'identity management

Jamie Lewis è il CEO del Burton Group. Secondo Lewis ci troviamo ad un "ginocchio" della curva di crescita dell'IdM. Nel giro di breve tempo vedremo cambiare molte cose verso la completa decentralizzazione e internetizzazione dell'identità.
Anche secondo Lewis la contrapposizione tra federazione e identità user-centrica è forzata, confonde il disegno generale. La federazione dovrebbe ssere un insimee di accordi, standard e tecnologie in grado di garantire la portabilità delle asserzioni di identità. E' una caratteristica architetturale che permette la costruzione di reti loosely-coupled di sistemi.
La reazione che ha portato all'identità user-centrica deriva probabilente dal fatto che disegni e casi d'uso delle federazioni esistenti sono state fatte senza che l'utente avesse voce in capitolo. Lewis dice che dovremmo avere non tanto sistemi di IdM "user-centric" ma "reality-centric". L'autonomia e l'autodeterminazione dell'utente sono giuste preoccupazioni, ma bisogna prestare attenzione a un fatto: qualunque sistema che sia "centrico" su una delle sue parti non è in grado di scalare fino alle dimensioni di Internet.
Lewis spiega la sua posizione su come superare questo impasse artificioso parafrasando il sottotitolo del "Dottor Stranamore": "how I learned to stop worrying and love the paradox". Singifica che il mondo dell'IdM può funzionare se combiniamo un insieme di domini (contesti) ciascuno con regole interne, ID locali, casi d'uso propri, e un tessuto connettivo tra i domini. Ma con quali servizi? Lewis cita l'idea di un sistema di meta-identità (meta-identity system) di Bob Blakley, e incoraggia la platea a informarsi su questa idea.
Per gli utenti, Lewis suggerisce di intendere l'identità come una "Limited Liability Persona" (in inglese). Ogni LLP è un contenitore per un insieme limitato di informazioni sull'identità. Sono illuminato dalla rivelazione: la LLP è l'equivalente del "profilo" di INF-3, è esattamente la nostra idea! E l'idea nasce esattamente dalla stessa esigenza: porre sotto il controllo dell'individuo la propria rappresentazione digitale. Significa che non ci siamo sbagliati!

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